Qualche sera fa ho avuto, se mai ce ne fosse stato bisogno, la prova che il confine tra il mondo virtuale e quello reale non è poi così impermeabile.

Glissando accuratamente sull’argomento “stalking virtuale”, la discussione si è spostata su quanto si fosse divertita durante le recenti vacanze a Mykonos. Mentre ascoltavo – e pensavo che forse il divertimento era stato almeno in parte determinato da ragioni che in quel momento lei ometteva di esplicitare – mi dicevo: “allora è possibile incontrare una ragazza carina e normale anche in un paradiso gay!” O almeno è quello che auguro al mio Tutor, che qualche settimana addietro ha prenotato un volo per Gran Canaria, scoprendo solo successivamente trattarsi di una delle mete più gay-friendly del pianeta, al punto che digitandone il nome in Google, il motore di ricerca propone come terzo autocompletamento “gay”!
Incontrare una ragazza etero, che in quel posto è un po’ come trovare un ago in un pagliaio, non equivale comunque ad avere completato l’opera. Avvicinata la preda, il leone deve sfoderare gli artigli e non fallire la zampata. Il fatto è che in un territorio di caccia come Gran Canaria non puoi mai essere sicuro che la preda sia – come dire… - “commestibile”. La spiacevole sorpresa può essere sempre dietro l’angolo o, anche peggio, dietro e basta. Per uno poi che, come il mio Tutor, ha spesso le percezioni alterate da qualche drink di troppo e che ha perso un po’ di sensibilità in certe zone per via dei ripetuti appoggi subiti da clienti e colleghi, l’errore di valutazione è quanto mai possibile, direi quasi probabile. Per scongiurarlo bisognerebbe premurarsi di sottoporre ogni interlocutore al test noto come “la mano del Plinio” dal nome di un rinomato pediatra della Bassa, il quale usava corredare la visita ai giovani pazienti con una vigorosa palpata alle parti intime per verificarne il regolare sviluppo.
A me piace pensare che il nome di questo luminare dell’era moderna non per caso coincida con quello del maggior scienziato della Roma Antica: Gaio Plinio secondo, meglio noto come Plinio il Vecchio, autore dei 37 volumi della mastodontica opera enciclopedica nota come Naturalis Historia, sorta di miscellanea della scienza antica. Solo la sete conoscitiva di un uomo che come lui morì soffocato dalle esalazioni sulfuree per osservare più da vicino l’eruzione del Vesuvio che nel 79 a.C. sommerse Pompei ed Ercolano può infatti essere a ragione paragonata a quella diell'inventore di un test pericoloso quanto il controllo diretto dell’anatomia del futuro partner; se infatti il Plinio moderno ci ha insegnato che un’osservazione superficiale potrebbe risultare dolorosamente ingannevole, già quello antico ci aveva messi in guardia: ad avvicinarsi così tanto al vulcano si rischia di non avere il tempo sufficiente per scampare all’eruzione…
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