martedì 21 giugno 2011

Il test dell'appoggio

Da una settimana a questa parte ho accantonato un po’ il mio attrezzo sportivo preferito – la bicicletta – in favore delle scarpe da running: per quanto infatti il mio Tutor non sia affatto pressante nell’assegnarmi incarichi e tanto meno asfissiante nel richiederne un celere svolgimento, le ore che passo quotidianamente in ufficio non mi permettono più di trascorrere in sella il tempo minimo necessario per imbastire un allenamento degno di questo nome. Il mio Tutor poi sotto questo punto di vista non è esattamente uno stimolo formidabile: basti pensare che il Leader gli ha prospettato la necessità di un piano almeno triennale perché possa riacquisire una forma atletica sufficiente ad attirare donne grazie ai muscoli oltre che in virtù del fascino magnetico della sua parlantina e che, a seguito del primo appuntamento di questo ambizioso progetto (una partita di tennis arenatasi sul punteggio di un set pari probabilmente per la manifesta incapacità fisica a proseguire palesata dai partecipanti) oggi ha accusato svariati e persistenti dolori.

Così ho infine stabilito che almeno dal punto di vista atletico non prenderò a modello il mio Tutor e ho estratto dalla scarpiera le mie scarpe da running rosse fiammanti. Sono quasi nuove perché le ho acquistate in primavera per rimpiazzare le precedenti, dimenticate alla stazione di Milano Lambrate durante uno sciagurato viaggio Bergamo-Pavia poco poco prima della laurea.
Quando si comprano delle scarpe da running è buona norma acquistare un modello che assecondi e compensi il tipo di andatura dell’atleta per cercare di scongiurare l’insorgere di problemi articolari; per fare questo in maniera scientifica è necessario sottoporsi ad una pratica nota tra gli appassionati come test dell’appoggio, grazie a cui è possibile determinare se durante la corsa l’atleta tocca terra sfruttando maggiormente la parte interna della pianta del piede (in tal caso si definisce pronatore)  quella esterna (supinatore) oppure abbia una tecnica molto efficiente e sia quindi “neutro”.

Il neutro, oltre ad essere una tipologia di runner, è anche uno dei tre generi della morfologia nominale latina insieme al maschile e al femminile. Mentre queste ultime due categorie si sono conservate nelle lingue neo-latine in generale e nell’italiano in particolare, il neutro si è estinto, sebbene il mio Tutor spesso ne rievochi il concetto per giustificare la sua disciplinata e, direi quasi, inerte condotta sessuale: lui dice di essere ormai asessuato, ovvero neutro. Non è che io in questo campo sia un fenomeno e anzi forse nessuno meglio di me potrebbe essere discepolo ricettivo e adatto a ripercorrere le orme del modello. Pur tuttavia non sono ancora convinto che sottoponendoci ad un accurato test dell’appoggio il mio Tutor e io risulteremmo far parte della categoria dei neutri piuttosto che di quella dei pronatori o dei supinatori. Secondo me il risultato del test decreterebbe che per indole tanto io quanto il mio Tutor, nella vita ancor prima che nello sport, siamo persone che, più che appoggiarlo, finiscono sempre per farselo appoggiare.

venerdì 3 giugno 2011

Partite truccate

Oggi il mio tutor - ancora scosso dallo scandalo del calcio scommesse che ha sconvolto l'intero ufficio - mi ha insegnato che bisogna boicottare le partite quando si percepisce che sono state truccate.
Scelto infatti dal Leader come spalla ideale per arrivare a bordo della sua super-sportiva nuova fiammante in un locale fashion dove avrebbe potuto godere della compagnia di tre giovani, avvenenti e - secondo voci di corridoio - disponibili ragazze, ha declinato l'invito adducendo in maniera poco convincente giustificazioni vaghe e che i maligni già bollano come frottola, mormorando che l'insormontabile impedimento sia piuttosto costituito dalla necessità di svegliarsi presto il giorno seguente per partecipare all'imperdibile Sagra degli Uccelli, in programma fin dalle prime luci dell'alba nel favoloso scenario del parco della casa di riposo di Brembate di Sopra.
Oggi il mio tutor, a costo di passar per l'attaccante brocco capace di non metterla dentro neanche calciando a porta vuota, mi ha impartito una grande lezione; e cioè che quando la palla rotola verso la porta sguarnita del portiere senza che gli avversari oppongano resistenza, sotto potrebbe esserci del marcio e a precipitarsi ad insaccarla in rete accecati dalla gran voglia di vincere, si rischia la Lega PRO.